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Saldatura d’argento in presenza di stagno

21 Marzo 2020 by Carlo Rossi Lascia un commento

Saldatura d’argento in presenza di stagno di una navicella

saldatura d'argento in presenza di stagno
foto 1 La navicella era stata saldata a stagno dopo l’evidente rottura della vita filettata

Saldatura d’argento in presenza di stagno. A volte capita di mettere le mani su oggetti precedentemente riparati con saldature a stagno. Questo fatto, a prima vista, risulta apparentemente innocuo. Può trattarsi di un rattoppo eseguito per la fretta di risolvere il problema di riattaccare un manico staccato o chiudere un foro sulla superficie dell’oggetto. Tuttavia tutto ciò nasconde un’insidia che potrebbe risultare molto dannosa per l’oggetto stesso e mettere a dura prova anche l’argentiere più esperto. La saldatura di stagno, ha un intervallo di fusione molto basso, intorno ai 180-200 gradi centigradi. Lo stagno puro invece ha un punto di fusione un po’ più alto. Molte persone che non sono del mestiere dunque, spesso tentano di risolvere un problema di saldatura velocemente e lo stagno pare proprio la soluzione adatta. Purtroppo, grazie alla sua alta scorrevolezza esso penetra nelle cavità delle lavorazioni e non è per niente facile eliminarlo.

Saldatura d’argento in presenza di stagno: l’insidia

L’insidia si presenterà quando il professionista riprenderà in mano quel pezzo nel tentativo di ripararlo e si ritroverà con il vero problema tra le mani. Ora cercherò di far capire dove si insinua questo problema. Per eseguire una saldatura professionale è necessario parlare di saldatura a forte. La saldatura a forte o saldo brasatura ad argento è la soluzione ottimale per offrire un risultato efficace, duraturo, risolutivo ed esteticamente idoneo per l’argento. Questa tecnica tuttavia impone grande esperienza, poiché la temperatura d’esercizio è tanto elevata al punto di avvicinarsi alla temperatura di collasso delle superfici da unire. La temperatura varierà tra i 550 e 700 gradi c° adoperando saldatura forte “tenera” o forte “dura”. Lo stagno a quel punto supererà la sua stessa temperatura di fusione e accadranno i guai.

saldatura d'argento in presenza di stagno 3
Foto 2 Dopo la pulizia dallo stagno e stato saldato il nuovo perno filettato

come rimuovere lo stagno


Sulle superfici lisce e di grosso spessore, per togliere lo stagno si può cercare di raschiarlo via con la spazzola abrasiva lamellare a grana fine. Oppure si sciolgono i residui di stagno riscaldando il pezzo e si passa un colpo di straccio di cotone con gesto rapido e deciso. I residui su superfici cesellate i incise non si possono trattare con spazzole abrasive lamellari. Se si passa lo straccio a caldo come detto prima su queste superfici lavorate il risultato sarà parziale. Infatti negli interstizi e nelle gole dei ceselli e all’interno delle incisioni, lo stagno non sarà stato rimosso.

Usare la lima

Si dovrà necessariamente lavorale in punta di lima o con micro-frese o bulini per cercare di tirare via il più possibile. Avremo comunque tutti i problemi di impastatura degli attrezzi che ne conseguono. Ma perché tutta questa preoccupazione di levare via questi residui? L’alta temperatura surriscalderà gli eventuali residui e se sufficienti, si combineranno con l’argento circostante fagocitandolo e creando un foro sul metallo. L’ area del danno varierà dal rapporto tra massa di stagno residuo presente e la massa dell’argento in corrispondenza della zona del riscaldamento.
E’ chiaro che più sarà sottile l’oggetto da saldare a forte, più alta sarà la probabilità di forarlo. Sarà più grande quindi, la necessità di pulire bene la superficie dell’oggetto da riparare.

saldatura d'argento in presenza di stagno 2
Foto 3 Il fusto della navicella dopo la pulizia dallo stagno e la nuova filettatura

I rischi

Durante la bonifica della superficie è quindi necessario verificare dove lo stagno è ancora presente e dove invece c’è ancora da lavorare. Ciò non è così evidente poiché le differenze di colorazione tra i due metalli si attenuano mano a mano che il lavoro procede. 1-Il rischio è di asportare argento dove lo stagno non c’è più. 2-credere che non ci sia più stagno così che al momento di andare in fuoco rischieremo di forare il pezzo.

Lascia fare al professionista


Per evitare ulteriormente questo rischio, si può di tanto in tanto immergere la parte da bonificare in una soluzione di acido solforico al 2-3%. Esso colorerà di rosso vivo i residui di stagno ancora presenti sul pezzo. Sarà solo il tempo a dire quanto saremo diventati abili a togliere lo stagno dalle superfici d’argento da risaldare a forte. Rimane il fatto che in una bottega che si rispetti lo stagno non si dovrebbe usare. Un consiglio per evitare guai più grandi è quello di non utilizzare lo stagno come metodo per saldature di emergenza. Meglio affidarsi alle mani esperte di un professionista che con una spesa limitata vi eviterà un esborso molto maggiore e con garanzia di duratura. Per concludere la saldatura d’argento in presenza di stagno rimane sempre un tema da non sottovalutare.
Carlo Rossi Argenteria Carlo Rossi Vicenza 

saldatura d'argento in presenza di stagno 4
Foto 4 La navicella dopo il restauro
  • saldatura d'argento in presenza di stagno 5
    Foto 5 La navicella prima del restauro
  • saldatura d'argento in presenza di stagno 6
    Foto 6 Il retro del coperchio pieno di stagno
  • saldatura d'argento in presenza di stagno 7
    Foto 7 Il davanti del coperchio con lo stagno
  • saldatura d'argento in presenza di stagno 8
    Foto 8 La base della navicella completamente tagliata e piena di stagno
  • saldatura d'argento in presenza di stagno 9
    Foto 9 Foto 8 La base della navicella completamente tagliata e piena di stagno
  • saldatura d'argento in presenza di stagno 10
    Foto 10 La base della navicella restaurate vista da sotto
  • saldatura d'argento in presenza di stagno 11
    Foto 11 La base della navicella con i bolli identificativi
Che metallo è lo stagno
Com’è l’argento

Archiviato in:restauro Contrassegnato con: restauro argento antico, stagno

Info Carlo Rossi

Nato a Vicenza nel 1967, professionalmente si è formato nella bottega del padre Giuseppe. Dal 2000 lavora la moglie Chiara Francesconi.
Essere artigiano argentiere mi ha dato la possibilità di vedere, toccare, realizzare e poi restaurare, oggetti bellissimi e spesso unici. Dare risposte alle necessità della clientela e riempirle di soddisfazione. Se riesco a rendere unica una creazione, so che nel tempo essa si apprezzerà facendo aumentare anche il valore dell'immagine della bottega stessa.

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