Riparazione brocca di argento creduta irrecuperabile, ma che è stata salvata
La riparazione della brocca di argento, rovinata a causa di una caduta.
Il padrone di casa cadde accidentalmente sul pavimento del salotto trascinando l’oggetto con sé e schiacciandolo con la gamba. L’oggetto, regalo ricevuto molti anni prima, si rovinò pressoché in maniera irreparabile.
Quando il pezzo mi arrivò in bottega, non ero sicuro di poter fare qualcosa per riparalo. La deformazione era molto ampia e soprattutto molto profonda. La “pancia” della brocca aveva riprodotto la forma della gamba e si erano creati degli spigoli acuti che minacciavano di rompersi al primo tentativo di sistemazione.
COME PROCEDERE
La prima cosa da fare era scaldarla alla fiamma della torcia a gas per cercare di cuocerla e ripristinare un minimo di morbidezza nelle pieghe. Tirare sù la “botta” infatti genera un nuovo stress alla lamina nell’atto di ritornare in posizione.
La tecnica migliore per la riparazione di una brocca di argento é quella della spinta graduale. Dall’interno, utilizzando ferri a collo lungo. Essi si possono facilmente muovere sulla superficie deformata esercitando una spinta dall’interno verso l’esterno. Tale spinta può essere esercitata gravando sulla superficie del ferro che poggia sulla deformazione all’interno dell’oggetto. Spingendo perpendicolarmente ad esso con il peso del corpo dall’alto al basso, con le mani che saldamente afferrano la brocca. Si costringe così la lamina a muoversi in senso opposto e ” venire sù”.
Questo movimento deve essere ripetuto continuamente spostando di volta in volta la superficie da riparare facendola scorrere sul ferro di controspinta. Per migliorare l’efficacia e ridurre la fatica di premere con le mani ed il corpo, si posso utilizzare appositi ferri. Sono fatti a collo sottile e molto lungo e con una superficie di battitura piccola.
Sarà sufficiente mantenere il pezzo in posizione facendolo continuamente scorrere su tutta l’area da tirare sù. Contestualmente, meglio con l’aiuto di una seconda persona, si batte sul collo sporgente. Si creerà così, una serie continua di contraccolpi dovuti all’effetto dell’elasticità di ritorno dell’acciaio di cui è composto il ferro che stiamo usando.
Risultato finale
Dopo avere “tirato sù” l’ammaccatura, bisogna cuocere nuovamente il pezzo. Lasciato a sbiancare bene in acido solforico, si potrà procedere con la battitura della superficie al fine di rendere invisibile l’intervento.
Sarà necessario scegliere con cura il ferro da morsa da utilizzare ed anche il martello. Ciò al fine di riprodurre un’impronta della battuta il più simile possibile all’originale.
Esempio di ferro corto ( a sx ) e ferro lungo (a dx)
Visita al museo virtuale Antichi Strumenti Orafi Collezione Garuti
Lascia un commento